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Il Riso

Il Riso

La “Oryza glaberrima” e la “Oryza sativa” di origini asiatiche, sono le due specie di piante annuali appartenenti alla famiglia delle Gramineae, da cui si produce il riso (cariosside).

La prima è coltivata unicamente in Africa, mentre la produzione della seconda si estende su circa il 95% della superficie mondiale, compresa l’Italia.

Della Orizya sativa ne esistono tre sottospecie: la “Indica”, tipica dei climi tropicali, dall’alto valore di mercato e con una produttività media, coltivata in India, Cina Meridionale, Filippine, USA meridionale e Italia; la “Japonica”, tipica dei climi temperati, con una produttività alta, ma con basso valore di mercato e coltivata in Giappone, Corea, Cina settentrionale, Brasile, USA, Egitto e particolarmente diffusa in Italia; la “Javanica”, di minore importanza e poco diffusa.

L’Italia, ha le sue risaie in Piemonte, Lombardia, Veneto e in una particolare zona della Sardegna che grazie alle loro produzioni, ci hanno fatto conquistare il primato di maggiori produttori europei di riso.
La classificazione nazionale del riso è: tondo, semifino, fino e superfino.

Le tipiche varietà sono le seguenti:

Arborio 
Riso superfino che prende il nome dalla cittadina vercellese dove ebbe origine nel 1946 per derivazione dal Vialone. Per molti anni è stato, specie all’estero, sinonimo di riso italiano di qualità. Tra i risi italiani è quello che ha i chicchi più grandi, si presta ottimamente per i risotti e per il suo alto contenuto di amido consente di ottenere preparazioni ben mantecate. Le grandi dimensioni del chicco proteggono dall’eccessivo calore della cottura il nucleo interno ricco di amido che rimane sempre al dente. Viene anche utilizzato per la preparazione di timballi.
 
Carnaroli 
Riso superfino che occupa insieme al Vialone Nano i livelli qualitativi più alti della produzione italiana. La sua nascita risale al 1945 cone frutto dell’incrocio tra il Vialone ed il Lencino. L’amido del Carnaroli ha una composizione particolare, molto ricca di amilosio, che rende
i chicchi decisamente consistenti e assicura perdite minime durante la cottura, garantendo nel contempo una buona capacità di assorbimento. Per le sue qualità è ormai considerato da chef ed appassionati il “re dei risi”. Ideale per i risotti più raffinati, ma anche per le insalate di riso e tutte le preparazioni dell’alta gastronomia anche per il bell’aspetto dei chicchi.
 
Baldo 
Riso superfino di diffusione recente, derivato dall’Arborio. I chicchi sono lunghi e grossi con struttura cristallina e compatta ed un’ottima capacità di assorbimento. Il suo impiego ideale nei risotti, timballi, risi al forno.
 
Roma 
Riso superfino molto simile al Baldo dai chicchi grossi e semiaffusolati. Grazie all’ottima capacità di assorbimento si può utilizzare bollito come contorno in sostituzione del pane. Si è affermato nella ristorazione soprattutto per la realizzazione di timballi ed anche per risotti mantecati, tipici della tradizione padana.
 
Balilla
Chiamato anche originario, perché deriva per selezione dalla prima varietà di riso coltivata in Italia e, fino ad un secolo fa, l’unica. È un riso dai chicchi piccoli e tondeggianti, con un alto potere di assorbimento e di crescita in cottura. È la varietà più adatta per minestre e zuppe, ma il suo impiego ideale lo trova in tutti i tipi di dolci di riso, nei timballi, nelle crocchette, negli arancini e nei supplì.
 
S.Andrea
Questa varietà deriva per selezione dalla varietà Rizotto. Appartiene al gruppo dei risi fini ed è caratterizzato da chicchi a struttura compatta. Grazie a questa caratteristica è eccellente bollito e consumato come contorno al posto del pane o delle patate. È tuttavia un riso molto versatile: nel Vercellese (sua zona di produzione) è soprattutto impiegato per i risotti tradizionali e le minestre di riso.
 
Vialone Nano
È il capostipite dei risi da risotto. Nasce nel 1937 dall’incrocio tra il Vialone ed il Nano. È molto apprezzato per il chicco morbido e leggero, meno sgranato del Carnaroli e quindi scelto da coloro che amano i risotti più fluidi e le insalate più soffici. Appartiene ai risi semifini, quindi
presenta un corpo piccolo e tondeggiante, molto ricco di amilosio. È ideale per le preparazioni di grande cucina, in alternativa al Carnaroli. Ha una particolare capacità di legarsi a zucche, lumache e selvaggina
 
I segreti per la preparazione di un buon risotto

Al di là delle innumerevoli ricette che si trovano in tutti i testi di cucina, è utile ricordare che:

il riso deve essere sempre  in ottimo stato di conservazione; il riso utilizzato deve essere sempre di una sola varietà, non mescolate varietà differenti in cottura (avrete tempi di cottura e rese diverse); la quantità di riso necessaria per ogni persona è di circa g 50/70, indicativamente due manciate di riso a testa, ricordate che le minestre richiedono meno riso (g 50), i risotti ne richiedono di più (g 70); la quantità d’acqua necessaria deve essere sempre tre volte la quantità di riso (ad esempio g 100 di riso richiedono cl 300 d’acqua); la pentola deve essere larga con bordi non troppo alti per consentire una migliore evaporazione. Il riso si cuoce a pentola scoperta. Se utilizzate il vino  ricordatevi che  va fatto completamente evaporare per lasciare nella pentola solo le sfumature del suo sapore;

il tempo di cottura del riso varia in funzione della varietà  utilizzata e dalle difficoltà di preparazione, i tempi indicati sulle confezioni si riferiscono di solito a cotture di riso bollito e sono molto indicative. Ognuno di noi ha una sua preferenza, alcuni lo vogliono al dente, altri molto cotto e morbido. Il sistema migliore è quello di lasciarlo cuocere per non meno di  12 minuti e poi cominciare ad assaggiarlo   e proseguire la cottura in funzione della  durezza o morbidezza desiderata. Il riso va trattato con dolcezza e mescolato con posate di legno; il liquido (acqua o brodo) va aggiunto sempre ben caldo ed i chicchi di riso devono essere coperti di liquido in maniera uniforme.

Fonte: www.consorziotutelariso.it

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